Stampante 3D per alimenti in arrivo anche per uso non professionale?

2022-07-16 01:23:50 By : Ms. Olina Mo

Chiara Di Paola 31 Marzo 2022 Tecnologia e Test Commenti

Sembra fantascienza, eppure è già realtà: è possibile creare piatti a base di prodotti freschi e fedeli al sapore della ricetta originale senza sporcare neppure un cucchiaio, grazie a una stampante tridimensionale che, invece di inchiostri o polimeri, utilizza ingredienti commestibili per comporre preparazioni e impiattamenti impeccabili in base a istruzioni ricevute per via informatica. Il merito è di Foodini, il primo macchinario in grado di ‘stampare’ tridimensionalmente il cibo, messo a punto nel 2012 da Natural Machines, una start-up spagnola con sede a Barcellona, che sta incentivando questo approccio hi-tech in diversi settori, per consentire alle aziende di offrire soluzioni personalizzate in base alle richieste dei propri clienti, ma anche di replicare in serie i risultati raggiunti, dando vita a prodotti omogenei.

In cucina, in particolare, l’obiettivo della stampa 3D è duplice: da un lato limitare errori e sprechi di cibo, dall’altro incoraggiare le persone a mangiare ricette fatte in casa, permettendo a tutti, anche a chi non sa cucinare, di preparare rapidamente piatti elaborati a base di ingredienti sani e con un aspetto originale e accattivante (come resistere a una quiche a forma di dinosauro o a un messaggio d’amore sul pane tostato?). Anche se in molti, soprattutto tra i cultori delle tecniche di cucina più tradizionali, potrebbero storcere il naso, l’approccio tecnologico alla cucina è un fenomeno sempre più diffuso, come dimostra il fatto che, dalla sua messa in commercio nel 2014, Foodini è già un successo globale.

La stampante si presenta come un comune elettrodomestico, con un ingombro paragonabile a quello di un forno a microonde e un peso complessivo di 20 kg, un display touch screen da 10 pollici e un sistema operativo Android che consente il controllo a distanza grazie a un collegamento wi-fi ad altri dispositivi (come smartphone e tablet). Il costo varia, ma è comunque ancora troppo elevato per renderla accessibile a un largo pubblico. Se però questo nuovo robot prenderà piede, l’importo è destinato a scendere, come è già accaduto con il forno a microonde. Il funzionamento è semplice: una volta scelta online la ricetta dal sito dell’azienda, basta riempire le capsule della stampante con gli ingredienti previsti per la sua preparazione e lasciare che il macchinario faccia il resto. Attualmente è possibile caricare fino a cinque capsule, in cui occorre inserire ingredienti freschi, crudi o cotti, naturalmente molli o dopo averli frullati. In futuro è prevista la vendita di capsule preriempite e suddivise per ricetta, anche se questo comporterà lo svantaggio di non utilizzare più cibo fresco e di non poter personalizzare le ricette.

Al momento della preparazione, la stampante trasferisce sul piatto, uno alla volta, tutti gli ingredienti, rilasciandoli, attraverso un estrusore simile a una siringa, secondo una sequenza predeterminata. In questo modo il piatto si compone grazie alla sovrapposizione dei diversi strati, dall’altezza minima di un cracker fino a 11 cm, per un diametro massimo di 26 cm. Una volta ‘stampato’, il piatto può essere già pronto per la tavola o richiedere una cottura che deve essere effettuata separatamente. Il sapore finale non sarà diverso da quello ottenuto preparando i medesimi ingredienti in modo tradizionale.

La velocità di stampa non è regolabile e il tempo necessario alla realizzazione di un piatto dipende dal tipo di ingredienti, dalla complessità della ricetta e dalla quantità di porzioni da preparare. Cibi sottili (come biscotti, sfoglie e crackers) o decorazioni semplici prendono forma in pochi minuti, mentre per le lavorazioni più complesse (come le sculture di cioccolato) il macchinario può restare in funzione anche per due ore. In ogni caso l’idea alla base di Foodini è quella di rendere più facile e veloce l’esecuzione di alcune attività di cucina noiose e ripetitive. Anche per questo la stampante è pensata per essere facile da pulire, dal momento che solo poche componenti entrano in contatto diretto con gli alimenti.

Si possono ‘stampare’ ravioli, gnocchi, pizze, polpette, burger, quiche, crackers e formaggi, senza contare le applicazioni in pasticceria, dove la precisione può trasformare ogni dolce in un’opera d’arte. Anche per questo la tecnologia della stampa 3D ha fatto il suo debutto al Tiramisù World Cup 2022, rassegna organizzata da Twissen a Treviso, che dal 2017 dà modo a pasticceri non-professionisti di gareggiare per realizzare il tiramisù che meriti il titolo di ‘più buono del mondo’, sia che si tratti di una versione fedele alla ricetta originale sia che nasca da una rivisitazione creativa. Proprio dalla volontà di unire la tradizione del tiramisù con una tecnica di preparazione avanguardistica, è nato 3D Printed Tiramisù, un progetto finanziato dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell’Unione europea.

Attualmente focalizzata su una clientela di professionisti, l’obiettivo di Natural Machines da qui a 10-15 anni è quello di rendere la stampa 3D disponibile in tutte le cucine. Nella visione aziendale c’è infatti l’idea di aiutare i professionisti a far conoscere le loro creazioni gastronomiche e favorire l’esportazione di ricette tradizionali (italiane e non solo) al di là dei confini nazionali, mettendole al riparo dalle eccessive rivisitazioni locali. È ancora presto per dire se la stampante 3D del cibo rappresenterà un accessorio efficace per convertire in aspiranti cuochi anche i fedeli del delivery o i fan del surgelato o se resterà un bel giocattolo nelle mani di pochi appassionati degli impiattamenti gourmet.

© Riproduzione riservata, Foto: Depositphotos (copertina), www.stampa3dstore.com

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Nonostante gli impegni e le dichiarazioni di alcuni governi dei primi mesi di pandemia, sui …

Beh non arriverà mai nelle case. Per fortuna. E’ un altro oggetto inutile con una presa .

vorrei, come te, che sia come dici, ma non ci credo proprio…

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