Camorra in Campania, la Dia: «Un “sistema” consolidato. I clan sono diventati holding imprenditoriali» - CorrieredelMezzogiorno.it

2022-10-01 15:25:18 By : Mr. Kevin Zhang

«L’assetto della camorra è organizzato in un vero e proprio “sistema” basato su stratificati e complessi livelli decisionali , nonché su una struttura criminale consolidata sul territorio e dotata di un direttorio per la gestione e il coordinamento dei gruppi subordinati. La scaltra capacità di generare ingenti profitti anche attraverso attività a basso rischio giudiziario ha infatti trasformato da tempo i principali cartelli camorristici in vere e proprie holding imprenditoriali parti integranti dell’economia legale supportate da stratificati sistemi relazionali fondati su legami personali molto spesso parentali e connivenze in ampi settori dell’imprenditoria e nella pubblica amministrazione ». E’ il quadro, quello fornito dalla relazione semestrale della Dia - Direzione Investigativa Antimafia , sugli assetti camorristici in Campania.

Nel documento Dia sono anche ribadite le parole del procuratore nazionale antimafia, ex capo della procura di Napoli, Giovanni Melillo : «Si è in presenza di connotazioni strutturali del tessuto sociale ed economico della città e di larga parte del territorio regionale dove la camorra agisce come formidabile fattore di alimentazione finanziaria e di alimentazione del sistema di relazioni , di mediazione, propria dell’ordinario sistema d’impresa. I grandi cartelli camorristici (che controllano larga parte delle attività illecite e non solo illecite della città) oggi coincidono con vere e proprie costellazioni di imprese». Va quindi superata l’idea di una «camorra parcellizzata in tanti piccoli gruppi in caotica contrapposizione fra loro». Perché sono predominanti «i grandi cartelli che nel dibattito pubblico non hanno neanche un nome, ma che da oltre trent’anni sono profondamente radicati, hanno attraversato anche grandi conflitti, importanti sforzi repressivi, e nel tempo hanno non solo conservato, ma progressivamente sviluppato la capacità di fare sistema e di preservare i vincoli fiduciari che quel sistema garantiscono».

L’altra faccia della camorra

Oltre ai grandi cartelli, continua a sopravvivere anche la «camorra dei vicoli e delle stese, dei conflitti tra bande che si disputano il controllo dei tradizionali mercati illeciti, del racket e della droga». C’è quindi una camorra che fa affari e una che ha «una dimensione violenta che pesantemente e intollerabilmente opprime la vita dei cittadini e della città intera», il documento della Dia riprende ancora le parole di Melillo. Ma ci sono anche le nuove frontiere degli affari dei clan. «I sodalizi campani sempre più spesso stiano sfruttando quale nuovo canale del business illegale quello delle frodi fiscali, realizzate attraverso società spesso operanti all’estero ». In particolare nel commercio di idrocarburi. Un ulteriore settore privilegiato dalla criminalità organizzata resta quello delle scommesse e dei giochi online . Questo comparto consente operazioni di ripulitura del denaro su vasta scala, diventando una delle principali fonti di guadagno utilizzate per il mantenimento degli affiliati e delle famiglie dei detenuti ma anche per effettuare lucrosi investimenti nei Paesi a regime fiscale agevolato. Ma il principale interesse criminale resta comunque quello della droga.

L’Alleanza e i Mazzarella

Sono l’Alleanza di Secondigliano e il clan Mazzarella i due potenti cartelli che agiscono nel Napoletano e hanno influenze anche in altre province della Campania . «Due macrosistemi che influenzano le attività dei numerosi clan ricadenti sotto la rispettiva sfera di influenza - continua la relazione Dia - tale struttura organizzativa tendenzialmente proiettata alla ottimizzazione delle risorse garantisce ai gruppi federati una serie di vantaggi e ne incrementa notevolmente la capacità criminale. Ciò sia nel controllo della propria porzione di territorio conferendo maggiore potenza e compattezza sotto il profilo “militare” specie nel confronto con le organizzazioni concorrenti, sia nella “maggiore” forza d’intimidazione derivante dall’appartenenza al rispettivo asse criminale». I clan Contini, Licciardi e Mallardo sono l’architrave dell’Alleanza e controllano gran parte delle attività economiche della città, in particolare catene di ristorazione a interi settori commerciali e del terziario. «Il clan Mazzarella presente soprattutto nella zona centrale e in quella orientale della città sembra incline a tessere alleanze con sodalizi operanti nel territorio della provincia mirando all’imposizione di tangenti sui grandi appalti anche attraverso rapporti collusivi con elementi compiacenti delle pubbliche amministrazioni».

E’ ancora forte il clan dei Casalesi . I gruppi Schiavone, Bidognetti e Zagaria - nel Casertano - «emancipatisi dai modelli che li avevano caratterizzati nel passato grazie a una gigantesca rete di legami imprenditoriali e corruttivi restano protagonisti di complessi meccanismi di riciclaggio e di illecita interposizione negoziale». Il loro forte rapporto con l’Alleanza di Secondigliano consente una cooperazione criminale che ha consentito ai Casalesi «di acquisire posizioni dominanti in tutte le attività imprenditoriali che in qualche misura si incrociano con l’attività degli enti amministrativi operanti sul territorio e che ancora oggi, nonostante le difficoltà che i clan casertani affrontano a seguito delle incessanti attività giudiziarie a loro carico, restano di notevole valore anche in conseguenza della rete di imprenditori – prestanome che ancora non è stata del tutto disvelata».

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