Carlo Lucarelli e il Maestro Sandro Chia per il Calendario Storico dei Carabinieri 2022 - Brindisi Libera

2021-11-17 10:12:46 By : Ms. helen lee

Il prezioso calendario da collezione è stato presentato insieme all'Agenda 2022 e ad altri prodotti editoriali dei Carabinieri 

Presentato il Calendario Storico dei Carabinieri 2022 che celebra i duecento anni del primo Regolamento Generale dell'Arma. Il Comandante Generale, Generale CA Teo Luzi, oggi pomeriggio, ha voluto svelare al grande pubblico l'attesissimo prodotto editoriale. A presentare l'opera realizzata dal Maestro Sandro Chia e dallo scrittore Carlo Lucarelli, nella splendida cornice della Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma, erano presenti il ​​giornalista e conduttore televisivo Tiberio Timperi e la conduttrice televisiva, Daniela Ferolla.  

Il Calendario prosegue il percorso intrapreso due anni fa continuando ad arricchire le storie di narrativa contemporanea con preziose tavole di maestri della "transavanguardia". Il talento dello scrittore Carlo Lucarelli accompagna i lettori, mese dopo mese, con narrazioni ispirate all'evoluzione dello storico Regolamento, che risale al 1822, e da allora immutato nei valori ma sempre aggiornato con integrazioni che si sono succedute nel questi due secoli. La penna del celebre giallista si sofferma di volta in volta su episodi ambientati nel corso degli ultimi 200 anni in cui il Regolamento si manifesta come chiave di volta non solo per l'organizzazione dell'arma ma per la sua perfetta integrazione nella società. Storie di vita comune assumono riferimenti preziosi che mostrano come i concetti espressi nel documento storico si incarnano nell'azione quotidiana dei Carabinieri. È da questo paradigma che si declinano gli affascinanti racconti di Carlo Lucarelli, che si fondono in un unicum quasi inscindibile con le straordinarie opere del Maestro Sandro Chia.  

Il risultato è un percorso narrativo che si snoda tra i doveri e le responsabilità dell'essere Carabiniere, dove il militare è presenza tra e per le persone, attraverso immagini che generano un racconto fatto di luce, colori tenui, ritmi grafici dolci. 

Diversi colori e forme dei volti disegnano l'espressione moderna, multiforme, multiculturale e multietnica della società con tutto il carico emotivo di passione, dolore, gioie, delusioni, ambizioni e speranze. 

Anche quest'anno con questo esclusivo Calendario Storico, l'Istituzione offre un insieme di emozioni coinvolgenti ed emozionanti da regalare al lettore in ogni singola pagina, dove ogni carabiniere rappresentato esalta e racchiude quelle del passato, del presente e del futuro.

Il notevole interesse da parte del cittadino per il Calendario Storico dell'Arma, ha raggiunto oggi una tiratura di quasi 1.200.000 copie, di cui oltre 16.000 in altre nove lingue (inglese, francese, spagnolo, tedesco, russo, giapponese, cinese e arabo, oltre che in lingua sarda), è indice sia dell'affetto e della vicinanza di cui gode il Benemerito, sia della profondità di significato dei suoi contenuti, che ne fanno un oggetto apprezzato, ambito e presente sia in nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro, quasi a testimonianza del fatto che “in ogni famiglia c'è un Carabiniere”. 

Iniziata nel 1928, la pubblicazione del Calendario, giunta alla sua 89° edizione, dopo l'interruzione del dopoguerra dal 1945 al 1949 è ripresa regolarmente nel 1950 e da allora è puntuale interprete, con le sue tavole, degli eventi della Arma e, attraverso di essa, della storia d'Italia. Oltre al Calendario è stata pubblicata anche l'edizione 2022 dell'Agenda, che attraversa le espressioni pittoriche delle maggiori tradizioni stilistiche fino al fumetto. Un viaggio di due secoli che ritrae l'Arma, ma allo stesso tempo l'Italia, perché il metro condiviso è sempre quello della lettura dei Carabinieri presenti nel territorio. All'interno l'opera è stata arricchita di cinque contributi, che descrivono il rapporto tra i Carabinieri e la loro rappresentazione. Ogni singolo autore si è dedicato a tratteggiare aspetti diversi: lo storico dell'arte Prof. Claudio Strinati ha voluto raccontare i diversi stili con cui sono stati ritratti i militari dell'Arma negli ultimi due secoli; Il generale CA Carmelo Burgio ha descritto il protagonismo dei Carabinieri all'interno del fumetto, a partire dalla diffusione di quest'ultimo in Italia; l'intellettuale Luca Crovi ha creato un racconto di fantasia collegando tra loro le rappresentazioni dei membri del Benemerito presenti su alcune opere artistiche di stili diversi; l'artista Michelangelo Pistoletto ha interpretato la propria opera "Carabinieri", di cui compare in Agenda un prezioso dettaglio; nel cuore del taccuino i lettori troveranno anche un interessante riassunto dei capolavori raccolti nel Museo Storico dell'Arma. Altre due opere completano l'offerta editoriale:  

- Il Calendario da tavolo, dedicato al tema Carabinieri… persone e territorio, racconta con fotografie simboliche il cambiamento del tessuto sociale nelle aree interne del Paese e il loro lento ma inesorabile spopolamento. Territori in cui spesso gli unici presidi di prossimità dello Stato sono la Stazione dei Carabinieri e il Municipio. A questa narrazione iconografica si affiancano immagini di alberi monumentali presenti nel nostro territorio, silenziosi testimoni di mutazioni 

storico. L'intero ricavato della vendita di questo calendario da tavolo è devoluto al Servizio Nazionale di Assistenza agli Orfani Militari dei Carabinieri. - La Tavola Pianificazione dedicata alla Squadriglia Elicotteri Cacciatori raccoglie le peculiarità di questo importante Reparto e la storia delle sue origini nelle diverse regioni dove sono ancora oggi presenti. Per la prima volta l'opera rivolge la sua attenzione anche ai più piccoli con al suo interno un breve racconto di fantasia ideato e scritto dal Magg. Margherita Lamesta. L'intero ricavato della vendita di questo progetto sarà devoluto all'Associazione “G. Di Cristina” a Palermo, punto di riferimento per la cura dei bambini in tutto il Sud Italia e non solo. L'evento è stato anche la cornice per la presentazione del nuovo sito dell'Arma dei Carabinieri www.carabinieri.it, profondamente rinnovato grazie alla nuova tipologia di interfaccia interattiva 

responsive, indispensabili per una corretta fruizione dei contenuti anche su dispositivi mobili, oggi i principali canali di consultazione dei siti web. Il progetto ha quindi inteso definire un nuovo concetto, aderente ai moderni strumenti di comunicazione e che migliora gli obiettivi di comunicazione dell'Istituzione. Grazie al nuovo sito, l'Arma intende posizionarsi ancora di più al fianco dei cittadini, grazie a una nuova e più accogliente homepage, dotata di nuovi menù completamente riorganizzati secondo un nuovo stile, frutto di un'attenta e accurata analisi delle esigenze di comunicazione . e le preferenze di ricerca degli utenti. Il sito www.carabinieri.it cambia, ma il nostro obiettivo non cambia: #Ti aiutiamo noi 

Prefazione al Calendario Storico 2022 del Comandante Generale dei Carabinieri 

Generale di Corpo d'Armata Teo Luzi 

Duecento anni fa eravamo già nati. L'Italia no, così i Carabinieri prestarono servizio nelle poche Regioni governate dai Savoia. Lo spirito che ci animava oggi è lo stesso di allora. Lo troviamo nel primo Regolamento Generale, che risale al 1822. Due secoli in cui le disposizioni, le procedure e la forma sono state aggiornate, ma la sostanza delle nostre azioni non è cambiata, perché non può cambiare. Sii al servizio degli italiani! I Carabinieri hanno accompagnato la storia della nazione e la quotidianità dei cittadini, sempre ispirati ai migliori valori dell'Italia: solidarietà, fatica e impegno, valori che caratterizzano l'identità nazionale e che qualificano l'aggettivo "italiano" nel mondo.  

Abbiamo cercato di esplorarli sfogliando le pagine di quel vecchio Regolamento, che vuole ispirarsi anche ai precetti religiosi. Frugando tra i compiti che già svolgevamo a suo tempo, all'indomani del Congresso di Vienna e della Restaurazione dei sovrani europei spodestati, abbiamo scoperto l'attualità di un passato apparentemente così remoto.  

Le scorte d'onore che nel 1848 ci videro salvare il Re sul campo di battaglia si riferiscono direttamente all'impegno quotidiano dei Corazzieri incaricati di proteggere il nostro Presidente. L'uso di abiti civili per condurre "un'operazione segreta" fa venire in mente gli "invisibili" del ROS, che catturano fuggiaschi agli antipodi del pianeta o riescono a pedinare per settimane un sospetto terrorista, inosservato.  

L'elenco potrebbe continuare, man mano che i passaggi normativi che qui riportiamo e la loro trasposizione pittorica e narrativa si dipanano di mese in mese. Passano attraverso il Risorgimento, l'Unità d'Italia, le guerre e la ricostruzione. Toccano temi di primaria importanza come la salute, l'ambiente, lo sport, i sentimenti umani. Non mancano i riferimenti al cinema e alla letteratura, da Pane, amore e fantasia 

di Vittorio De Sica ai Racconti del Maresciallo di Mario Soldati.  

Due artisti straordinari ci hanno aiutato a ricostruire la trama. Traendo ispirazione dalle linee rade dei Numeri del Regolamento scelti per questa rassegna, la capacità inventiva dell'emiliano Carlo Lucarelli ha composto storie suggestive e significative. Uno scrittore straordinario - e non solo! - che ha saputo spaziare con la penna dall'Eritrea dalla fine dell'Ottocento agli anni Venti, fino ai giorni nostri, abbozzando figure di Merit come il capitano Colaprico di alcuni bei romanzi, sempre affiancato dal buluk-bashi Ogbà. 

I disegni, i volti, i colori sono quelli di un grande maestro della pittura contemporanea. Con Sandro Chia, un talento che dalla natia Toscana lo ha portato negli Stati Uniti e lo ha fatto conoscere nel mondo, chiudiamo il cerchio di una trilogia dedicata alla Transavanguardia, scuola che ha aggiornato l'affermazione italiana in un campo che ha ci ha visti sempre protagonisti. 

Un calendario storico deve essere, come quello dei Carabinieri, un'opera d'arte, in un paese che è un museo a cielo aperto, ha un patrimonio culturale senza pari e vanta il maggior numero di siti tutelati dall'UNESCO.  

La creatività è nel DNA nazionale e l'arma, che dal 1822 ha adottato regole precise al servizio dei cittadini, si è affermata nei secoli come parte integrante della nostra "italianità". Dai compiti scolpiti nelle assunzioni regolamentari al lavoro implacabile, al duro sacrificio, il passo è stato breve. E le "avventure" che leggerete in queste pagine, mirabilmente illustrate, attingono tutte dalla storia. È una storia che non ha intenzione di fermarsi, nemmeno di dirlo. Verranno altri scrittori, altri pittori. Arriveranno altri Carabinieri!

REGOLAMENTO GENERALE DEL CORPO DEI REALI CARABINIERI, 1822. N. 11.

... ogni individuo ammesso al servizio dell'arma deve prestare il giuramento prescritto dall'art. 5 del detto regolamento, e tenendo sempre presente che la minima mancanza di un così sacro impegno lo farebbe spergiuro, e lo coprirebbe d'infamia.

"Ma chi ce lo fa fare?" ringhiò l'incaricato, tra i denti. Era appena saltato da un getto di urina versato da una pentola fuori dalla finestra, e un attimo prima il sergente era stato mancato per un soffio dalla porta. Il taglialegna aveva rinchiuso tutta la famiglia in casa ed era disposto a difenderla come una fortezza. Non importava se sua moglie non si alzava in piedi e il figlio era a letto divorato dalla febbre, quella cosa, lui, quel colera, non ci credeva. Tutte bugie, dal re e dal governo. Avevano già avuto la febbre, e lui l'aveva sempre trattata a modo suo.

"Siamo qui per aiutarli e ci sparano, chi ce lo fa fare?". Ma era solo uno sfogo, perché sia ​​lui che il sergente sapevano benissimo chi glielo aveva fatto fare. La fiamma della granata sul cappello, la nappa blu, le fasce lungo i pantaloni e gli alamari sul colletto, che si sentivano cuciti sulla pelle anche quando non indossava l'uniforme.

Il sergente si staccò dal muro e fece un passo all'interno della casa. Il taglialegna aveva già ricaricato il fucile, ma il gesto era stato così improvviso che lo aveva colto di sorpresa. Per un attimo si chiese perché l'uomo stesse lì, inerme di fronte a lui, a rischio di prendere un colpo alla pancia. Chi glielo ha fatto fare, e il dubbio gli ha ammorbidito il dito sul grilletto. Perché tra la pancia del sottufficiale e la canna del fucile c'era solo il panno blu scuro della giacca e la pelle bianca della bandoliera, e se uno rischia la pelle così, forse un motivo c'è.

Quindi abbassò il fucile e si fece da parte e fece entrare l'incaricato e gli altri Reali Carabinieri che, seguendo le indicazioni dei medici, portarono i malati all'ospedale.

Il maresciallo aspettava che tornassero, e intanto guardava la casa del carbonaio, che stava più in alto sulla montagna. Anche lì c'era una porta sbarrata con un fucile dietro. Ma anche una famiglia che stava morendo di colera.

Riuscirebbe a convincere anche loro.

REGOLAMENTO GENERALE DELL'ARMA DEI CARABINIERI, 1963. N. 124.

I carabinieri, infine, concorrono con le competenti autorità doganali e con la guardia di finanza, nei servizi di prevenzione e repressione del contrabbando.

Sono una madre e sono un poliziotto.

Per quattro anni ho prestato servizio nelle stazioni ferroviarie e per un anno sono stato impiegato in quella di Trieste. Da carabiniere forestale mi occupo di tante cose, tutela dell'ambiente, smaltimento abusivo dei rifiuti, tutela di parchi e foreste, ma quello che mi sta a cuore di più è la lotta al traffico illegale di animali.

Vabbè, ma non è una droga, mi ha detto una volta qualcuno, al quale ho pazientemente spiegato che ogni centesimo che va nelle mani della criminalità organizzata è un problema per tutti, che l'abuso sugli animali è odioso quanto quello sulle persone. , e che un cucciolo, per esempio, non vaccinato è un pericolo per la famiglia in cui va a finire. E se si ammala e muore si spezza il cuore del bambino, sempre per fare un esempio, a chi lo ha adottato.

Come mamma, però, sono ancora una novellina, perché servo, diciamo, da sei mesi, da quando è arrivato Fabio. Ci siamo adattati bene ai turni, io e mio marito, che è un informatico e lavora spesso da casa, e non c'era bisogno di prendere la maternità.

Sarò anche un principiante, come una mamma, ma sto bene.

E infatti stavamo per fargli passare quel container che arrivava dalla Slovenia, con quella cassa dal sottofondo così nascosto, così insonorizzato che era quasi impossibile sentire i cuccioli guaire. Cinque, disidratati e spaventati, salvati all'ultimo minuto.

Sono io che li ho sentiti, perché il mio udito è allenato a percepire il più piccolo rumore di Fabio, quando dorme nella sua camera da letto: sento il suo respiro nel sonno, attraverso il walkie talkie, e se comincia appena a piangere, io' m già al piano di sopra. prima ancora che piangessi.

Che, davvero, sembra quello di un cucciolo.

Dopo aver arrestato l'autista, mentre portavo i cani dal veterinario, ne scelsi uno, il più piccolo, il più tenero, che fosse adottato da Fabio.

Perché sono un agente di polizia forestale e anche una madre.

REGOLAMENTO GENERALE DELL'ARMA DEI CARABINIERI, 1963. N. 154.

I carabinieri, se vengono a conoscenza, nelle loro pattuglie o perlustrazioni, della presenza di una persona che deve essere arrestata, devono cercarla tempestivamente per assicurarla alla giustizia.

Se fosse un film, gli autori inizierebbero qualche ora prima, per costruire il personaggio, perché dire che è lui a rispondere al telefono non basta.

Poi lo vedremmo fare colazione con la sua famiglia e i suoi figli. No, aspetta, ottima idea: i bambini stanno con sua moglie, lui è separato, e infatti gli manca. Sì funziona. Dà al personaggio profondità emotiva.

Allora facciamolo poco prima che sentisse al telefono il più grande, che ha tredici anni, nostalgia e rimpianti, e adesso, alla Centrale Operativa, sta parlando con un ragazzo che ha chiamato il 112 e la sua voce mostra più o meno l'età del figlio. Bene, molto bene.

Il ragazzino, però, gli disse una cosa. Ha detto: chiama qualcuno, questo non è un film.

E infatti non è un film, è la realtà. L'autista di uno scuolabus è impazzito e ha preso in ostaggio una cinquantina di studenti delle medie con due professori, ha un coltello, ha versato benzina sul pavimento e sta correndo verso Linate. I ragazzi sono riusciti a nascondere un cellulare e hanno chiamato i carabinieri.

Improvvisamente la forza drammatica della realtà cancella tutti gli artifici della finzione. Profondità emotiva, sfondo del personaggio, ce n'è già abbastanza in un uomo in divisa che ascolta la voce terrorizzata di un ragazzino e ha secondi per decidere. Voci confuse come sempre accade in un autobus studentesco, che fanno battute del genere. Ma stanno parlando a voce alta per coprire la chiamata, non è uno scherzo, l'ha capito, e ha già mandato una pattuglia sulla scena, poi un'altra e un'altra ancora. Perché bisogna agire, coordinarsi e subito.

Così i carabinieri bloccano l'autobus, salvano studenti e professori e arrestano l'autista, e questa storia che poteva finire male invece finisce bene.

Perché chi risponde al telefono, e resta lì a seguire le azioni dei colleghi anche se avrebbe una gran voglia di essere lì con loro e non solo verbalmente, deve avere la grande, meravigliosa capacità di capire subito che questo non è un film.

REGOLAMENTO GENERALE DEL CORPO DEI REALI CARABINIERI, 1822. N. 218.

Le scorte d'onore, o di sicurezza, appartengono al servizio straordinario.

Tre volte ho pensato che sarei morto quel giorno.

La prima è stata quando ci siamo precipitati oltre il bordo della collina, ancora chinati sul dorso dei cavalli, con la bocca sulla criniera, incitandoli con le nostre voci.

Noi eravamo l'avanguardia dell'avanguardia, e dietro di noi avevamo il Re con tutto lo Stato Maggiore, perché Sua Maestà voleva vedere la battaglia. Quindi, per non avere sorprese, il maggiore Di Sanfront ci ha mandati avanti in rosa, e ha fatto bene.

Appena oltre il bordo siamo stati colpiti da una raffica di fucili. Erano gli austriaci delle brigate tirolesi usciti da chissà dove. Il mio aveva il moschetto già puntato e ho fatto appena in tempo a sterzare di lato, così piegato che la palla mi è scivolata sulla tracolla. Mi ha rotto la clavicola, ma sul posto, accecato dal fumo della polvere da sparo, non me ne sono accorto.

Il secondo è arrivato subito dopo.

Perché mentre il mio cavallo impazziva girando sulle zampe posteriori come in un valzer, ho visto sua maestà Carlo Alberto sorpreso e scoperto pochi metri più in basso, e come me anche gli austriaci, che avrebbero potuto ucciderlo o catturarlo.

Fu allora che udii la voce del maggiore che gridava la carica, e quella dei luogotenenti e dei marescialli, e la gridai anch'io, ma la clavicola rotta mi tenne la mano sull'elsa della sciabola, e intanto il mio austriaco fu già mettendo una nuova palla nella canna e mentre pensavo che ora stavo per morire ho stretto le ginocchia intorno ai fianchi del cavallo e gliel'ho lanciata, quattrocento chili di castagna con le narici fumanti e la bocca spalancata.

Eravamo in 280, noi Carabinieri delle Squadre da Guerra posti a protezione del Re, ma ci siamo tirati alle spalle tutto il fronte e quel giorno abbiamo vinto la battaglia.

La terza volta che ho pensato che stavo per morire è stato quando mi hanno tolto da cavallo perché poi ho sentito il dolore dell'osso rotto.

Se guardi i dipinti che furono poi realizzati sulla Carica Pastrengo, vedrai un carabiniere con i baffi che tiene la sciabola puntata verso il basso. Quello sono io, che non potrei alzarlo più di così.

REGOLAMENTO GENERALE DELL'ARMA DEI CARABINIERI, 1953. N. 334.

L'assistenza dell'arma a feste, fiere e mercati mira a garantire la tutela dell'ordine, della sicurezza e dell'incolumità pubblica...

Mio padre era il maresciallo di "Pane, amore e fantasia".

Non Antonio Carotenuto, che è un personaggio di fantasia, e nemmeno il grande Vittorio De Sica, che interpreta il film di Comencini.

Mio padre comandava la stazione dei carabinieri di San Petrano, un piccolo paese identico alla Sagliena che fa da sfondo alla vicenda, e che a sua volta si ispira a Palena, il paese dello sceneggiatore Ettore Margadonna.

C'è un altro personaggio, nel film quello di Pizzicarella la Bersagliera, interpretato da Gina Lollobrigida. Ispirata da una persona realmente esistita, Lucia Travaglini, detta Lucietta Bella per la sua bellezza esuberante, si innamorò di Pietro, il ragazzo più povero del paese, con il quale emigrò in America. L'ultimo dei sette figli di Lucietta e Pietro Como è Perry Como, una delle voci più belle della canzone americana alla Frank Sinatra. Quanta verità in un film.

Appena uscito nei corridoi sono andato a trovarlo con mio padre, che sorrideva, in quel suo modo contagioso, che mi rendeva felice. Mi raccontò una cosa che gli era successa, qualche anno prima, quando le ragazze si corteggiavano con le serenate notturne. Il problema è che ad aspirare alla mano della stessa ragazza c'erano due giovani, uno appartenente a una famiglia ricca e arrogante, l'altro no. Avevano organizzato le loro serenate per la notte della festa del paese, e il giovane prepotente aveva minacciato l'altro: non si tratteneva né i suoi amici glielo avrebbero impedito. Anche con la forza.

Quella notte, sotto casa della ragazza c'erano le due compagnie, e anche mezzo paese per quella che mio padre aveva chiamato la Festa di San Petrano. E in un angolo, con il suo sorriso, c'era lui. Ovviamente ha vinto il ragazzo che non era un prepotente, già prescelto dalla ragazza.

Mio padre era così. Diceva che spesso gli bastavano due cose per risolvere i problemi: la sua divisa e il suo sorriso.

È vero, e lo so bene.

Sono diventato maresciallo, comando la stazione di un piccolo paese e quelle sue armi, divisa e sorriso, le uso spesso anch'io.

REGOLAMENTO GENERALE DELL'ARMA DEI CARABINIERI, 1963. N. 152.

La ricerca incessante dei rapitori deve essere una delle principali preoccupazioni dei carabinieri. Perché questa ricerca abbia successo, nulla deve essere trascurato: né le accorte informazioni, né la costante vigilanza sui luoghi frequentati, né le accorte indagini su chi può nasconderli, favorirli o tenerli per mano.

Sono così belli che ti fanno venire voglia di sorridere. Chiunque, anche gli automobilisti in coda per i lavori in autostrada, non importa, sono così meravigliosi che fanno sorridere.

Seduti sul muro tra i fichi d'india, mano nella mano, si guardano con gli occhi dell'amore. Anche l'elicottero che volteggia nel cielo non sembra disturbarli.

Spinge indietro un ciuffo biondo che le è caduto sulla fronte. Dice: “Credi che io conosca mia moglie dalle elementari. Siamo stati prima innamorati e poi fidanzati. Ci siamo sposati due mesi fa. È a Bergamo, dopo il servizio in Sicilia dovrebbero avvicinarsi a me”.

Gli prende anche l'altra mano. Dice: “Ho conosciuto Massimo ad un campionato di Arma. Fa il triathlon, io ero nella squadra di tiro, secondo classificato”.

"Con lui, invece, hai colto nel segno."

Ridono entrambi. Sono belli.

Avvicinano i volti, ma si fermano prima.

Perché non è che gli occhi sono solo l'uno dentro l'altro.

Lui guarda da sopra la sua spalla, il garage della casa dove è scivolata l'auto, e prima di sparire dietro la serranda automatica il ragazzo al volante gli ha persino sorriso, perché è impossibile non farlo, sono così belli.

Guarda invece gli uomini che stanno rifacendo l'asfalto di quel tratto di autostrada, le loro tute arancioni chiuse fino al collo per nascondere pistole e mitra.

Ma sono così belli lo stesso, seduti sul muretto dall'altra parte della strada, che quando l'auto esce dal garage, anche l'uomo seduto dietro non può fare a meno di sorridere. Nonostante le decine di omicidi commessi per imporsi in Cosa Nostra, e anche quelli per proteggersi dalla clandestinità. Sarà però il ricordo di qualcosa che è stato o il rimpianto di quello che avrebbe potuto essere, ma quando li guarda, mano nella mano, sorride.

Poi arriva il segnale. Gli uomini in tuta bloccano la strada, l'elicottero si avvicina, e poi lui e lei si separano, prendono le pistole che tenevano nascoste e si precipitano verso l'auto, gridando insieme ai carabinieri!

REGOLAMENTO GENERALE DELL'ARMA DEI CARABINIERI, 1963. N. 95.

Nelle aree dove si verificano condizioni anomale di pubblica sicurezza dovute al frequente ripetersi di manifestazioni criminali gravi, specie contro il patrimonio, la sorveglianza preventiva e repressiva, ordinariamente affidata alle stazioni, può essere integrata da appositi reparti temporanei detti squadroni, composti da personale militare. a piedi ea cavallo o su mezzi meccanizzati.

È tutta una questione di regole e di look.

Quando ero bambino giocavo a guardie e ladri e lì le regole erano chiare: i ladri scappavano e le guardie li rincorrevano.

Anche quando giocavo a calcio le regole erano importanti, ma per me era più una questione di aspetto: ero in porta ed erano sempre gli occhi dell'avversario a rivelare dove doveva prendere il rigore.

E anche adesso, che ogni tanto gioco solo a calcio ma sempre con sbirri e ladri, perché sono un poliziotto, anche adesso che siamo qui tra i rovi e le sterpaglie di questo burrone che sarebbe bello se non fosse per il motivo per cui ci troviamo, a rastrellare il territorio alla ricerca di un rapito, anche adesso è questione di regole e di sguardi.

L'uomo seduto per terra con i polsi ammanettati dietro la schiena è il custode del rapito che è nascosto da qualche parte, proprio qui, lo sappiamo. I miei uomini hanno battuto l'intera area centimetro per centimetro, come cacciatori, si sono appostati, invisibili, tra gli alberi e lo abbiamo sorpreso, con una bottiglia d'acqua e del formaggio, ovviamente destinato a un altro.

Ma lui, con gli sbirri, non ci parla. Non può parlarci.

Ma ha capito che se vuole sperare in uno sconto di pena deve farci trovare lui, vivo, l'uomo che hanno rapito, e infatti da qualche minuto fissa un cespuglio incastrato tra due rocce.

Allora andiamo a vedere, spostiamo la massa di sterpaglia e dietro di essa, accuratamente nascosta, c'è una grotta e dentro, rannicchiata in una tana, c'è il rapito.

Disidratato, affamato, invecchiato, terrorizzato, ma vivo.

Guardo il custode, che accennava a un sorriso ma smette subito di leggere tutto il disprezzo, il disprezzo mortale, feroce, assoluto che c'è nei miei occhi.

Si aspettava altro, siamo poliziotti e ladri, abbiamo delle regole e chi le rispetta è un uomo d'onore, no?

No. Non c'è onore in chi tratta un uomo così. Non c'è mai stato.

Non ci sono mai stati uomini d'onore.

REGOLAMENTO DELL'ARMA DEI REALI CARABINIERI, 1881. N. 439.

Il servizio di polizia militare negli eserciti, oltre a quegli ordini particolari, che saranno impartiti dal Comandante Generale, nei confronti degli eserciti stessi, consiste soprattutto nel vigilare su tutte le spie e le persone sospette, che tentano di avvicinarsi o di entrare nell'esercito , come su qualsiasi persona che potrebbe corrispondere al nemico.

Enda-abba, disse il buluk-bashi Ogba, e il capitano Colaprico tentò di ripeterlo più volte, ma senza successo.

"I suoi occhi. Una volta, se un uomo ne uccideva un altro, i parenti dovevano vendicarsi e così iniziò una guerra tra le famiglie. Poi gli anziani decisero che i figli dei due dovessero sposarsi, a titolo di risarcimento. Per fermare il sangue”.

“Sarebbe una buona idea anche per un posto con noi in Italia. Ma perché me lo stai dicendo? ".

“Perché la figlia di Tesfài ha sposato il figlio di Gabrè Mariàm”.

Colaprico si sedette sulla sedia dietro la scrivania, allentò il colletto e cominciò ad arricciarsi i baffi. Ogba si scrollò di dosso il tarbush rosso e si passò una mano sul cranio sudato. C'era un ventilatore nell'ufficio del capitano che girava inutilmente nell'aria calda e immobile di Massaua.

Quella settimana, nella sonnolenta colonia eritrea, c'erano stati due omicidi. Più o meno nello stesso periodo.

Uno a Ghinda, lungo la strada che portava all'altopiano, un pastore di nome Gabrè Mariàm, pugnalato a morte. Un altro lì a Massaua, l'ufficiale coloniale incaricato degli acquisti per l'esercito. C'era un giovane italiano di origine russa che sosteneva di aver visto Tesfài, il servitore del funzionario, frugare nei suoi cassetti vicino al corpo del padrone ucciso.

"Ma se Tesfài ha ucciso Gabrè a Ghinda, basta sposare sua figlia per fermare il sangue...".

“… Allora non poteva essere a Massaua per uccidere il funzionario. E questo, a parte la stranezza che un omicidio funga da alibi per un altro, significa che il giovane ha mentito…”.

“…Perché frugava nei cassetti dell'ufficiale”.

Era un periodo di guerra contro il Negus Menelik, che aveva la Russia tra i suoi sostenitori.

«Fate entrare il nostro amico italo-russo» disse Colaprico allacciandosi il bavero della giacca.

"Sapete cos'è un enda-abbà?" chiese al giovane, e Ogba sorrise.

Ok, la pronuncia non era eccezionale, ma lo ha fatto comunque.

REGOLAMENTO GENERALE DELL'ARMA DEI CARABINIERI, 1963. N. 142.

L'ATTIVITA' DI POLIZIA GIUDIZIARIA RAPPRESENTA, PER L'ARMA, COMPITO ISTITUZIONALE DI PRINCIPALE IMPORTANZA.

I CARABINIERI CHIAMATI AD OPERARE IN QUESTO ESSENZIALE SETTORE DEVONO ASSUMERE QUALSIASI IMPEGNO NELL'ESERCIZIO DEI LORO COMPITI, TENENDO PRESENTE CHE I POSITIVI RISULTATI CONSEGUITI AUMENTANO L'AUTORITÀ DELLO STATO E LA FIDUCIA.

"Ma sai che sembra proprio quello lì, dai, quelle telefilm che vedevo da bambino...".

Turi Ferro, "I racconti del maresciallo", 1968. E infatti anche lui è massiccio, calvo, di mezza età e maresciallo. L'altro, invece, è giovane, in forma, illuminato e firmato. Si siede davanti alla scrivania dell'ufficio del dipartimento operativo e sorride come uno abituato a vincere sempre. Non ha nemmeno portato l'avvocato.

“So cosa vuoi chiedermi. Dalla mia società di produzione audiovisiva. Pensa che il film che mi scagiona, mostrando che ero dall'altra parte del mondo quando mia moglie è caduta dal terrazzo qui in Italia, sia stato fatto apposta da una mia troupe».

Il maresciallo non dice niente.

“Lo so, lo so… pensi che la mia azienda di computer grafica abbia riprodotto nell'oblò della mia cabina uno scatto della baia di Melbourne con i fuochi d'artificio della festa tenutasi quel giorno. E forse vuole anche chiedermi del testamento di mia moglie che mi dà la liquidità di cui ho bisogno per rimettere in piedi i miei affari. Inutile, ho i migliori avvocati e i migliori esperti, sarà impossibile dimostrare che il mio alibi è falso”.

Fa per alzarsi ma il maresciallo lo ferma con un gesto. Ha una cassetta VHS che infila in un videoregistratore.

“In realtà volevo solo riflettere su una cosa. C'è un lavandino nel filmato. Qualcuno ha tolto il tappo e l'acqua sta finendo, vedete? ”.

Vedi. Si era appena sciacquato il viso prima di truccarsi, per non essere lucido nello scatto.

“Ecco, ho notato che l'acqua scorre nello scarico quando giri a destra. Mentre per il principio della Forza di Coriolis nell'emisfero australe avviene il contrario, girare a sinistra”.

L'altro non dice niente.

“Non sarà perché il giorno della morte di sua moglie era qui con noi e non in Australia, come sostiene? Ma forse è meglio che chiamiamo il suo avvocato”.

Il maresciallo sorride, e assomiglia davvero a Turi Ferro quando anche nella trama granulosa della tv in bianco e nero gli si illuminano gli occhi mentre inchioda il colpevole.

REGOLAMENTO DEL CORPO DEI REALI CARABINIERI, 1867. N. 258.

Nei casi in cui per l'esecuzione di un'operazione segreta, difficile e rilevante, possa ostacolare la vista dell'uniforme e delle armi d'ordine, sarà lecito ai Carabinieri avvalersi dell'abbigliamento borghese per garantirne l'esito.

Quando va bene, perché se hanno bevuto troppo mi lanciano altri nomi, sibilando tra i denti come se sputassero. Sorrido, toccandomi le orecchie con le dita, e poi mi parlano a calci.

Penso che sia proprio questo, mandarli in una bestia, che raccolgo senza reagire. Un animaletto indifeso, buono solo per guardare le pecore. Sono altri. Hanno grandi pance che gonfiano le giacche di lana di capra, portano orgogliosamente i pugnali infilati nella cintura, e il padrone no, ma il suo assistente, che è il fratello di un bandito, porta anche il fucile sulla spalla.

Per questo, stamattina, ha tagliato la gola a un agnello davanti a me, e ha riso quando sono andato a nascondermi dietro il muro.

Perché lui non lo sa, ma ho già visto tanti agnelli uccisi così, in Sardegna, dove sono cresciuto in un ovile così. Ma non posso dirglielo, altrimenti capirebbero che non sono di qui. Ci sono carabinieri abruzzesi, ma così giovani e soprattutto così innocui in apparenza, il Comando non ne ha trovati.

E quindi fingo di essere stupido.

E io scalcio e resto in attesa di un giorno come questo.

L'aiutante ha macellato un agnello per il fratello bandito che stasera verrà a cena con i suoi compagni. E il padrone è contento, perché anche se invoca la protezione dello Stato, poi nasconde loro, i briganti, poiché gli servono per estorcere pastori in competizione.

Allora aspetto di vederli arrivare, aspetto di riconoscere sotto le barbe ricci e nere che ci sono proprio quelli che vogliamo, e poi mi metto due dita in bocca e soffio, perché avrò anche una voce rauca dal silenzio, ma fischiando, con le pecore, ci sono abituato.

È il segnale per il maresciallo Bergia, appostato nella macchia dietro lo schiavo. I carabinieri circondano l'ovile ei briganti non hanno nemmeno il tempo di reagire.

Il maresciallo mi portò la divisa e fui io a mettere le catene all'aiutante che mi prese a calci, la bocca ancora spalancata dallo stupore.

E sorrido, questa volta, come voglio

REGOLAMENTO GENERALE DELL'ARMA DEI CARABINIERI, 1963. N. 98.

Nello svolgimento dei servizi istituzionali, i carabinieri assicurano inoltre il rispetto delle leggi e dei regolamenti vigenti in materia di polizia stradale e svolgono le attribuzioni loro devolute in qualità di ufficiali e agenti di polizia giudiziaria.

La chiamavano la curva della morte perché era uno dei punti più pericolosi della costa, e infatti le auto scappavano sempre, e quelle che perdevano il controllo si schiantavano contro il guard-rail.

Per questo si sono appostati con l'auto di servizio in uno spiazzo poco sotto, dove chi scendeva veloce non poteva vederli, e poi pala, patente e libretto, e poi una multa. In mezz'ora erano lì, ne avevano già presi tre.

Poi, all'improvviso, niente di più. Le auto scendevano a un ritmo che non lo toccava nemmeno, il limite dei cinquanta. Era la parata dei modellisti da una ventina di minuti.

«Ci ​​segnalano con i fari», disse il sergente, e l'agente annuì, sistemandosi il mitra sulla spalla.

Aveva due soprannomi, il poliziotto, uno era Occhio di Falco, perché aveva una vista che superava i dieci decimi. E infatti c'era un catarifrangente sul telo del guardrail, molto più in alto, e lui era riuscito a vedere la plastica gialla che brillava quando le macchine che salivano lampeggiavano con gli abbaglianti.

"Guarda un po' di più e mettilo al contrario."

C'era una R4 che scendeva molto lentamente, chi la guidava non toccava nemmeno la mezzeria, lo sguardo fisso in avanti e le mani sul volante, alle dieci e dieci.

L'agente lo guardò e mise le mani anche lui alle dieci e dieci, ma sul mitra.

Aveva due soprannomi, il corrispondente, e l'altro era Polaroid, perché quando vedeva un viso era come se gli scattasse una foto, non lo dimenticava mai.

Nemmeno con i capelli tagliati in un altro modo e quei baffi sottili al posto della barba che aveva nelle insegne che stavano in caserma, insieme agli altri di quel brutto periodo in cui tutti sparavano, da destra e da sinistra, e sempre nel mezzo.

L'R4 stava scendendo così lentamente che hanno avuto tutto il tempo per avvisare la centrale, si è infilato dietro l'auto, per ripararsi, e il sergente ha tirato fuori la pistola mentre alzava la pala.

REGOLAMENTO GENERALE DELL'ARMA DEI CARABINIERI, 1963. N. 53.

I MILITARI D'ARMA NON DEVONO MAI DIMENTICARE CHE, PER IL SUCCESSO DEL SERVIZIO, DEVONO GODERE DELLA VALUTAZIONE E DELLA FIDUCIA DELLE POPOLAZIONI E CHE, ACQUISTANDO LE POPOLAZIONI, DARANNO LA CONDOTTA ESEMPLIFICATIVA SOTTO OGNI RAPPORTO, IL PERFETTO E COSCIENTE ESERCIZIO DELLO SCRUGO I DIRITTI E LE LIBERTÀ DEI CITTADINI.

È tutta una questione di mente e respiro.

Il resto è controllato, la fatica, anche il dolore. Basta non pensarci, mantieni la tua mente leggera come una piuma, con cui puoi soffiare via. E il respiro, quando fa perno in un ritmo sempre uguale, esce anche se manca.

Martina lo sa. L'ha imparato da quando ha partecipato alle gare di fondo della sua valle, anno dopo anno, fino al Centro Sportivo Carabinieri, ed ora è campionessa nazionale.

Per questo il maresciallo le diede un pacco di medicinali. Una signora anziana che vive da sola in montagna ha bisogno di qualche salvagente. Una valanga ha interrotto il ponte che lo collegava al paese, l'ultima neve ha bloccato le strade e il maltempo ha impedito all'elicottero di alzarsi. Non resta che lei. Racchette da neve e zaino. Mente e respiro.

Martina è partita alle prime luci dell'alba, volando leggera sulla neve fresca, in un veloce gioco di punta e tallone sulla griglia che sorregge i suoi passi. I farmaci non sono così urgenti, però, se torna in tempo, approfitta di un passaggio a casa, dove i suoi genitori la aspettano per il pranzo di Natale.

E infatti arriva in fretta e non slaccia nemmeno le racchette da neve mentre bussa alla porta della signora, che si apre subito, come se fosse stata lì dietro ad aspettarla. Se accetta di entrare è perché le ricorda la nonna che non c'è più. Martina le chiede solo di andare in bagno, c'è una parte del corpo che mente e respiro non riescono a controllare.

E così li vede. I farmaci salvavita all'interno dell'armadietto. Una bella escort. Un errore? Uno scherzo?

Ma non ha tempo per arrabbiarsi. La signora le dice che i bambini sono via, dato che il marito non c'è lei è sempre lì da sola, e poi glielo chiede, sbattendo le palpebre proprio come faceva sua nonna.

"È Natale... non è che resteresti a pranzo con me?".

Più tardi, seduta sorridente al tavolo con le cose che hanno preparato, Martina si fa un selfie.

Mandatelo a casa, i suoi capiranno. E lo manda al maresciallo, perché ricorda quello che le aveva detto una volta.

Sei un carabiniere, la tua famiglia è il popolo.

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Marcello Altomare (Giornalista Pubblicista) Ferdinando Cocciolo (Giornalista Pubblicista)