Cresce il riciclo della plastica. Ma l’Italia è spaccata in due: al centro-sud l’industria green non decolla- Corriere.it

2022-06-18 21:01:35 By : Mr. Jack Wu

Italiani, un popolo di santi, poeti e… riciclatori. Perché, sia pur con qualche problema, in quanto a sostenibilità siamo una grande nazione. È ciò che sostiene il nuovo rapporto Assorimap (Associazione Nazionale Riciclatori e Rigeneratori di materie plastiche), stilato da Plastic Consult e presentato questa mattina a Roma presso Palazzo Rospigliosi. Secondo l’analisi, il riciclo dei polimeri plastici – nel Belpaese – ha segnato nel 2021 un fatturato annuo di circa un miliardo di euro (+ 67% rispetto al 2020) . Si attestano, con rosee prospettive per il futuro, ad ottocentomila tonnellate i volumi totali nazionali in output dei riciclatori meccanici (+17% in confronto all’anno del Covid).

Siamo un popolo di riciclatori, sottolinea l’ultimo rapporto di Plastic Consult per Assorimap. Il dossier sottolinea: da Settentrione a Meridione, 350 le industrie impegnate a dare nuova vita ai polimeri di scarto

Da Nord a Sud, sono 350 le industrie – eccettuate quelle per il trattamento dei rifiuti urbani – impegnate a dare nuova vita ai polimeri di scarto. 70 realtà, per un totale di 80 impianti attivi, risultano in prima linea nel riciclo meccanico dei polimeri. Siti d’eccellenza, purtroppo non spalmati uniformemente nel territorio: è evidente la polarizzazione tra Nord (che ne ospita il 70%), Sud e Isole (20%) e Centro (10%). Al primo posto tra le regioni virtuose spicca la Lombardia, dove trova collocazione il 40% degli impianti totali. Un divario – quello tra Nord e Mezzogiorno – da colmare il prima possibile. Significativo, nel processo di gestione delle fonti di riciclo post-consumo, il ruolo della filiera degli imballaggi (provenienti dalla raccolta urbana rifiuti) che ha costituito – lo scorso anno – poco meno del 70% del feedstock. Non tutte le plastiche, infatti, sono rappresentate in egual partizione: la preminenza spetta al polietilene (50% del complesso), cui seguono il PET (25%), il propilene coi misti poliolefinici al 10% e altri polimeri . I rifiuti ritenuti adeguati – la qualità delle balle di bottiglia, ben rappresentate nelle discariche del Vecchio Continente, è ad esempio eccellente – vengono così macinati in granuli o in scaglie, trasformati ed infine rivenduti.

Le principali applicazioni delle materie plastiche

Le applicazioni che trovano le materie prime seconde – quando questo schema ciclico di trasformazione e immissione nel mercato completa la sua rivoluzione – sono numerose, ma concentrate prevalentemente nel comparto degli imballaggi rigidi e in quello degli articoli per casalinghi e giardinaggio (ambedue superiori al 30%). Segue a stretto giro il mondo dell’edilizia e della costruzione (al 15%), distintosi per un incoraggiante tasso di sviluppo in termini di volumi di plastiche green adoperati (si pensi alle schiume per fare il cappotto). «Il riciclo della plastica – osserva il presidente di Assorimap Walter Regis – rappresenta un’eccellenza italiana e un patrimonio industriale che occorre tutelare certamente più di quanto sia avvenuto con il PNRR che non ha valorizzato tutte le potenzialità del settore».

L’aumento del costo del feedstock

Le insidie, tra i costi crescenti dell’energia e le tensioni geopolitiche (colpevoli di minare la ricerca del feedstock), non mancano. «In questa congiuntura così delicata, il riciclo meccanico della plastica – continua Regis – si configura come strumento fondamentale per ridurre il consumo di materie prime e promuovere uno sviluppo più sostenibile ». Per Paolo Arcelli, direttore di Plastic Consult, la strada intrapresa è quella vincente. «Una normativa a livello nazionale che prescriva quantitativi minimi di riciclati – è il suggerimento di Arcelli – farebbe da volano per una crescita ancora più armonica del settore».

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