Elezioni 2022: cosa hanno in programma i vari partiti per tutelare l'ambiente? La nostra guida last minute - greenMe

2022-09-24 15:01:18 By : Ms. Polly Maggie

L'Italia si prepara a votare il prossimo governo: cosa propongono i partiti in materia di inquinamento, lotta alla siccità, crisi climatica? Abbiamo spulciato nei vari programmi per capirci qualcosa in più

Siamo agli sgoccioli, mancano un paio di giorni alle elezioni politiche per la scelta del nuovo Governo, che guiderà il nostro Paese per i prossimi cinque anni. Votare è sempre una scelta di grande responsabilità, poiché in gioco ci sono le sorti del nostro futuro, ma ora più che mai l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica è concentrata su alcuni “temi caldi” che influenzeranno la nostra vita nei prossimi anni.

Uno di questi è certamente rappresentato dalla crisi climatica in atto e dalle strategie che si intendono mettere in campo per provare a fermarla. Grande attenzione è data anche al contenimento delle emissioni inquinanti nell’atmosfera, contestualmente agli obblighi imposti dalle conferenze (quella di Parigi del 2015 e la più recente COP26 del 2021).

Infine, le attuali tensioni fra Russia e Ucraina hanno rimesso al centro del dibattito politico la questione energetica – con posizioni discordanti, che vanno dalla riapertura delle centrali nucleari alla necessità di maggiori investimenti nel campo delle energie rinnovabili.

Ogni partito e movimento propone le sue soluzioni a queste urgenze, dimostrando una propria sensibilità ambientale più o meno marcata.

Cerchiamo di fare chiarezza fra i vari programmi elettorali punto per punto, in modo da andare al seggio elettorale consapevoli della nostra scelta di voto.

Le informazioni che seguono SONO TRATTE DAI PROGRAMMI ELETTORALI PRESENTATI DA OGNI PARTITO.

L’ambiente è finalmente tra i protagonisti nei programmi elettorali. Diverse le proposte, ma quale dei principali partiti in competizione corrisponde meglio alle nostre opinioni e scelte ambientali?

Ecco la guida last minute di GreenMe:

Il partito di Luigi De Magistris esprime il suo fermo NO alle grandi opere inutili e dannose (come TAV e nuove autostrade), progressiva eliminazione dei viaggi aerei su tratte brevi e all’uso dei jet privati, particolarmente inquinanti.

Si punta poi a investimenti straordinari per favorire l’uso delle fonti energetiche rinnovabili, con l’obiettivo di rientrare nei limiti di emissioni imposti dagli Accordi di Parigi del 2015. In materia di trasporto pubblico, si punta all’elettrificazione di tutta la rete e a incentivi all’uso dei mezzi pubblici attraverso abbonamento a prezzi ridotti.

Altre proposte riguardano limitazioni al consumo del suolo, politiche di riforestazione e strategie per la tutela della biodiversità – anche se mancano dati e cifre a supporto di queste proposte.

QUI è possibile leggere il programma completo.

Il partito, nato nel 2015, ha mostrato sin dalla sua nascita un’anima ecologista e una particolare attenzione alle tematiche ambientali. Fra i punti programmatici presentati alle prossime elezioni menzioniamo gli incentivi alla mobilità elettrica e l’abbandono totale del gasolio entro il 2030.

Il partito si schiera contro la creazione di centrali nucleari come fonte energetica alternativa a quelle fossili, nonché alla creazione di rigassificatori sul territorio nazionale. Si pensa poi a una bonifica di 9.000 chilometri quadrati di aree industriali attualmente dismesse nel nostro Paese per fare spazio a aree verdi e boschi in grado di assorbire CO2 dall’atmosfera e mitigare le temperature in città.

Questo è il manifesto di Possibile.

Il Movimento 5 Stelle ha dedicato molti punti del proprio programma elettorale alle tematiche ambientali e alla tutela delle biodiversità. Il primo punto parla di una “società 2000 Watt”, ovvero dell’impegno del movimento verso un modello di consumo energetico che sia sostenibile e che porti, nei prossimi anni, a una riduzione concreta delle emissioni di gas serra.

Si punta poi a misure economiche di sostegno alle imprese e ai privati (superbonus edilizi strutturali, superbonus energia imprese) affinché sia sempre più vantaggioso investire in impianti rinnovabili e in infrastrutture di efficientamento energetico.

Sul piano della prevenzione dei dissesti idrogeologici si punta alla realizzazione di una “carta geologica” per mappare le criticità presenti sul territorio nazionale. Infine, il movimento dice stop a nuove trivellazioni e alla realizzazione di nuovi inceneritori.

A questo link è possibile consultare il programma M5S.

Il partito Europa Verde ha già nel nome la sua natura ambientalista ed ecologista. Infatti, fra i suoi dodici punti programmatici, il primo posto spetta proprio alla questione ambientale: l’obiettivo è quello di contrastare la crisi climatica in atto per proteggere le future generazioni.

Il primo passo è mosso nella direzione delle energie rinnovabili, che dovrebbero prendere il posto delle fonti fossili e creare al contempo nuovi posti di lavoro “sostenibili” nel comparto energetico. Si punta all’eliminazione del carbone come fonte energetica entro il 2030 di altri combustibili fossili subito dopo.

Interessante è anche la proposta di un Piano plastica che introduca il deposito cauzionale e di un Piano nazionale anche per la gestione dei rifiuti. Infine, no alle trivelle e all’introduzione delle centrali nucleari.

Il partito +Europa, guidato da Emma Bonino, stila una lista di sedici azioni sulle tematiche energetiche e ambientali, nell’ottica di una transizione ecologica giusta ed efficiente. Si punta innanzitutto a uno snellimento delle procedure burocratiche e dei tempi che attualmente frenano lo sviluppo delle fonti rinnovabili.

Si pensa poi allo sviluppo di una politica energetica europea, allineata con quella climatica, per aumentare la resilienza del sistema, costruire reti integrate e adottare strumenti comuni (anche per gli stoccaggi del gas); a livello regionale, invece, incentivare la collaborazione fra enti pubblici e privati per rendere la riduzione delle emissioni carboniose più veloce.

Sì allo sviluppo di centrali nucleari di ultima generazione per la produzione di energia elettrica, contestualmente all’importazione di energia da fonti zero e low carbon per limitare sempre più la nostra dipendenza dalle fonti fossili.

Per tutelare i territori nazionali si pensa a non consentire più alcun condono sulle difformità edilizie che hanno un impatto sul il territorio, contrastando così, in maniera netta, il consumo di suolo e prevenendo il dissesto idrogeologico.

Infine, il partito promuove la realizzazione di un nuovo termovalorizzatore a beneficio di Roma Capitale e di impianti di rigassificazione nel quadro di una strategia nazionale di transizione ecologica virtuosa e sostenibile.

QUI è possibile consultare il programma completo.

Il Partito Democratico ha fatto dello sviluppo sostenibile e della transizione ecologica i pilastri del proprio programma elettorale, fissando obiettivi climatici realistici ma ambiziosi, mettendo in campo strumenti capaci di garantire una transizione socialmente equa e di rafforzare l’innovazione e la competitività della nostra industria.

Sì ai rigassificatori, ma a patto che siano smantellati entro il 2050 (anno limite per il raggiungimento della neutralità climatica). Per l’installazione si prevede un dialogo continuo con i territori che li ospiteranno e lo stanziamento di un Fondo anti-Nimby (Not in my backyard – non nel mio giardino), alimentato, dalle imprese che operano nella costruzione di queste infrastrutture sul territorio nazionale.

Si pensa poi a un aggiornamento del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (rimasto fermo al 2017), per fronteggiare le nuove sfide rappresentate dagli eventi meteorologici estremi e dal dissesto idrogeologico.

Previsto anche un Piano nazionale per il risparmio energetico e interventi finalizzati ad aumentare drasticamente la quota di rinnovabili prodotte in Italia, anche attraverso lo sviluppo delle Comunità energetiche, con l’obiettivo di installare 85 GW di rinnovabili in più entro il 2030.

Infine, il partito propone una legge che regolamenti il consumo del suolo e per la difesa dell’uso del suolo agricolo, insieme a un Piano nazionale per l’acqua, la siccità e il dissesto idrogeologico che metta al centro la costruzione e dislocazione strategica territorinucale di nuovi invasi e investimenti volti a ridurre della dispersione idrica.

QUI è possibile leggere il programma politico del Partito Democratico.

I partiti di Calenda e Renzi hanno proposto un programma comune e hanno scelto di proporre, per quanto riguarda la questione energetica, obiettivi a breve, medio e lungo periodo. 

Nel breve periodo è fondamentale per la sicurezza nazionale raggiungere l’indipendenza dal gas russo – innanzitutto attraverso la costruzione di due rigassificatori galleggianti che  consentano l’importazione di gas naturale liquefatto in sostituzione di quello russo. 

Al tempo stesso, è necessario rafforzare la strategia sulle energie rinnovabili, completando il processo di individuazione  delle aree idonee all’installazione di impianti di generazione elettrica da fonti rinnovabili per  velocizzare il processo di localizzazione e snellendo la procedura di autorizzazione per la realizzazione degli impianti stessi.

Nel medio periodo si prevede una riduzione del 55% delle emissioni di CO2 entro il 2030 attraverso il ricorso alle fonti energetiche rinnovabili, mentre si prevede di arrivare all’ambizioso obiettivo “emissioni zero” entro il 2050 (lungo periodo) – anche con il ricorso all’energia prodotta nelle centrali nucleari.

I due partiti prevedono anche una rivoluzione green del settore dei trasporti di persone e merci (attualmente una delle principali fonti di inquinamento nel nostro Paese): da una parte si intende ridurre l’impatto ambientale del trasporto merci attraverso uno “svecchiamento dei mezzi pesanti”; dall’altra si punta a investire nel trasporto pubblico, per limitare al minimo l’uso dell’auto privata.

Per quanto riguarda la tutela del nostro territorio, si punta a una migliore gestione e manutenzione delle foreste, anche grazie a un rilancio della filiera del legno (seconda industria manifatturiera in Italia), e all’approvazione di un piano per la gestione del dissesto idrogeologico (con consistenti investimenti economici in questa direzione).

A questo link è possibile consultare il programma elettorale di Italia Viva e Azione.

Benché l’ambiente venga definito “una priorità” nel programma elettorale del centrodestra, esso si trova agli ultimi posti nella lista di punti programmatici (a significare che tanto prioritario poi non è). La coalizione punta al raggiungimento in Italia dell’autosufficienza energetica attraverso la diversificazione delle fonti energetiche: contemplate le ipotesi di centrali nucleari e nuovi pozzi per l’estrazione di gas naturale.

Grande importanza è attribuita poi agli impegni internazionali assunti nel contrasto ai cambiamenti climatici e alla tutela del nostro patrimonio ambientale e marittimo – anche grazie a piani straordinari di resilienza che vadano a tutelare, con interventi mirati, le aree del Paese maggiormente a rischio dissesto idrogeologico.

Si punta infine a una rivoluzione nei processi di smaltimento dei rifiuti e di riciclo dei materiali: se da una parte i rifiuti non riciclabili possono essere trasformati in energia elettrica, dall’altra è necessario investire per trasformare i rifiuti riciclabili in risorse per il Paese.

Italexit è un partito di recentissima formazione, nato nel 2020 dall’iniziativa di Gianluigi Paragone con l’obiettivo di portare il nostro Paese fuori dall’Unione Europea e, quindi, fuori dalla moneta unica. Il nazionalismo economico e politico promosso dal partito si riflette, ovviamente, anche sui temi ambientali.

Secondo Italexit, infatti, non è possibile mettere in atto vere riforme ambientali senza abbandonare piani e politiche comunitarie che limitano la sovranità del nostro stato. C’è bisogno di un approccio radicale alla crisi ambientale in atto, attraverso la salvaguardia di tutto il patrimonio naturale, da quello paesaggistico a quello boschivo, in modo da poterlo tramandare alle future generazioni.

Si pensa quindi alla creazione di un vero e proprio piano di lavoro ambientale che possa ammortizzare il peso economico dell’improrogabile transizione ecologica (attualmente scaricato sulle spalle delle fasce più fragili della popolazione).

Attenzione anche al settore alimentare, fra i maggiori responsabili delle emissioni inquinanti nell’atmosfera. Contro il dilagante fenomeno dell’importazione delle materie prime dall’estero, si auspica un ritorno al consumo delle eccellenze del Made in Italy che tuteli i lavoratori del comparto con salari giusti e che possa sostenere l’intera filiera produttiva.

QUI è possibile leggere il programma di Italexit.

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