Fascini d'Oltralpe nei boschi (incontaminati) dell'Alta Maremma. La tenuta Pakravan-Papi in Val di Cecina - L'Arno.it

2021-11-17 10:00:46 By : Mr. SALES DEPARTMENT

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Guardando le etichette della cantina Pakravan-Papi di Riparbella (PI) in Val di Cecina, nell'Alta Maremma, lo sguardo si sofferma incuriosito non solo sulla sfida rappresentata da quei vini bianchi - Chardonnay, Malvasia, Riesling - che qui approdano dei grandi rossi, si accompagnano alle diverse espressioni di Sangiovese, Merlot, Cabernet Sauvignon. Perché è proprio un dettaglio, quel logo aziendale, che rivela molto di più di una sagoma del genius, nel senso di genius loci, insomma, dello spirito che abita questa affascinante proprietà immersa nella macchia incontaminata e affacciata da un balcone che guarda dritto davanti a sé. le isole dell'arcipelago toscano. È il simbolo delle arti liberali che nel Medioevo costituiva il bagaglio fondamentale dell'insegnamento e quindi dell'educazione e che qui, accompagnato dal motto "rien sans ragion" (niente senza approfondimento), definisce un approccio lavorativo che è soprattutto uno stile di vita.

La storia, dunque: quell'incontro che un giorno introduce Enzo Papi, di Rosignano (Livorno), e Amineh Pakravan, studentessa medievale iraniana, due degli "angeli del fango" accorsi in una Firenze devastata dall'alluvione del 1966. l'inizio di una storia d'amore ma anche di un progetto di vita che legherà i due giovani sposi alla campagna e all'Alta Maremma. E che sarà accompagnato da una paziente acquisizione, ettaro dopo ettaro, nonché dal restauro di due casali risalenti alla metà del Settecento e che oggi sono il cuore pulsante di una tenuta, che è anche casa colonica, circondata da 600 ulivi e che si estende per 90 ettari, di cui 22 coltivati ​​a vigneto. Ed è questa una storia davvero affascinante dei due antichi casali, elegantemente recuperati, che ci rimanda all'illuminato progetto di bonifica delle zone paludose della Maremma settentrionale intrapreso da Pietro Leopoldo d'Asburgo Lorena. In quelli che un tempo erano i terreni appartenenti al feudo del marchese Carlo Ginori (che curò personalmente i lavori di bonifica), i due casali furono costruiti appositamente per ospitare i muratori, un tempo chiamati maestri della pietra, intenti a costruire i canali di scolo.

«Sono questi i luoghi delle vacanze della mia infanzia - racconta oggi Chiara Papi, figlia di Enzo e Amineh e anima, insieme al fratello Leopoldo, dei numerosi progetti della tenuta di famiglia -: sono i miei ricordi più cari di momenti di libertà assoluta, quando ancora non c'era luce né elettricità e mia nonna appendeva una lampada da campeggio di quelle a gas sopra il tavolo della cucina e scaldava l'acqua per lavarsi nel camino, o focarile come si dice in Toscana”.

Certo, oggi l'esperienza offerta agli enoturisti è diversa e offre molti altri comfort: basti pensare alla piscina panoramica, al campo da tennis, alle aree barbecue e giochi, o a quelle mountain bike per esplorare un luogo che tuttavia - e questo è la giusta interpretazione - conserva ancora oggi un fascino incontaminato: immersa com'è in una riserva naturale di 5mila ettari, con quei boschi di lecci e sughere che ben dialogano con le viti, e dove una proprietà illuminata ha scelto di avvalersi di un impianto solare termico per l'acqua calda integrato grazie ad una caldaia che funziona con il pellet ricavato dalla potatura delle viti. C'è anche una stazione di ricarica per le auto elettriche, da qui l'impegno a ridurre il più possibile l'uso della plastica.

Ma è integrazione, nel senso di un approccio integrato che coinvolge natura, scienza e tecnologia in un circolo virtuoso, la parola chiave per avvicinarsi ai vini Pakravan Papi. “Nessuna moda, nessun protocollo esterno, solo il desiderio di una forte identificazione tra produttore, vino e territorio” è il mantra della casa. La prima etichetta è del 2003. La grande fascinazione di Enzo Papi per i vini francesi - la sua voglia di fare vini bianchi e rossi in Maremma secondo lo stile delle Alpi - lo ha portato tanto a scommettere su vitigni autoctoni, primo fra tutti il ​​Sangiovese, che produce vini bordolesi, spostando l'attenzione sul prodotto, cioè sul risultato finale, piuttosto che sulla vite, come avviene anche nella vicina Bolgheri.

Lusso è la consulenza con una signora del vino come Graziana Grassini, uno dei nomi più prestigiosi dell'enologia. Tra una Beccacciaia, un Merlot elegantemente balsamico e un Cancellet, blend di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc dai sentori speziati, l'attenzione è catturata da un Riesling potente ma morbido: "È un vino dimostrativo - ci dice con orgoglio Enzo Papi - perché sa vuole ribellarsi alla convenzione degli unici bianchi indigeni della regione, per questo l'ho chiamato 'Ribelle' proprio come il sommo poeta Virgilio secondo Dante”.

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